Pubblicato il:

Per un incremento produttivo dell’olivo si può pensare di intervenire dalla fioritura e fino all’indurimento del nocciolo. Azoto e boro sono gli elementi che possono influenzare maggiormente la produttività. Diversi gli obiettivi del trattamento a seconda del periodo considerato

E’ tempo di fioritura per gli olivi.

Le mignole, a seconda dei vari territori, sono più o meno abbozzate e quindi, anche in ragione della pessima campagna olearia trascorsa c’è chi pensa di recuperare con trattamenti fogliari che possano incrementare l’allegagione e diminuire la cascola.

I formulati consigliati oggi agli olivicoltori possono essere, sommariamente, divisi in tre categorie principali:
1- prodotti fogliari a base di boro
2- prodotti fogliari a base di azoto
3- biostimolanti

Questi tre formulati svolgono azioni diverse.

Il boro è un microelemento che interviene nel processo riproduttivo, nell’induzione antogena, nella germinazione del polline, nello sviluppo del tubetto pollinico e quindi nell’allegagione. Generalmente se ne consiglia l’uso in olivicoltura perchè si possono verificare delle carenze nei suoli calcarei e con pH elevati (> 8).
La sintomatologia di carenza di boro non è chiara, assomigliando molto a quella di una carenza di potassio, con lembi fogliari necrotici e rametti che tendono a spogliarsi a partire dalle foglie più giovani. Nel caso di manifesta carenza, accertata con analisi fogliare (< 14 ppm), è utile intervenire con un prodotto con una concentrazione non superiore allo 0,1% almeno 15 giorni prima della piena fioritura.

L’azoto è un elemento spesso legato, nell’opinione della maggior parte degli olivicoltori, alla crescita vegetativa. Viene distribuito spesso in abbondanza in primavera, prima del risveglio vegetativo, attraverso concimazione al terreno. Si ignora che l’azoto è anche coinvolto nei processi di fioritura/allegagione. L’azoto è infatti necessario allo sviluppo e accrescimento dei tessuti dei neonati frutticini.

Nel periodo di maggio/giugno si possono quindi verificare delle temporanee carenze d’azoto proprio in virtù delle esigenze delle piante, impegnate sul fronte della crescita e della produzione. Una eventuale concimazione azotata va ben considerata e attentamente valutata in ragione della disponibilità idrica del suolo, quindi della capacità della pianta di assorbire il concime azotato distribuito al suolo in primavera, di eventuali sintomi di carenza (scolorimenti fogliari), del carico di fiori e frutti prevedibile in ragione del numero di mignole e della quantità di vegetazione giovane (l’azoto viene principalmente assorbito dalle foglie giovani).

Onde evitare squilibri, ovvero eccessi azotati che portino a colatura dei fiori o a rigoglio vegetativo, è consigliabile intervenire almeno due volte con azoto, alla concentrazione massima dell’1,5%. Un primo intervento 7-10 giorni prima della fioritura e un secondo ad allegagione avvenuta, quando i frutti sono allo stadio “grano di pepe”. Interventi successivi, ad agosto o settembre, non portano alcun beneficio, né rispetto all’incremento della produzione, neanche in termini di peso dei frutti, né di riduzione della cascola settembrina.

biostimolanti, anche in ragione del calo del loro costo negli ultimi anni, sono l’incognita e spesso accendono animate discussioni sulla loro utilità. Qualcuno li magnifica, altri li ritengono inutili. Sono poche le sperimentazioni scientifiche sui benefici dei biostimolanti sulla fioritura e allegagione, specie dell’olivo. Difficile, però, affermare che questi prodotti non abbiano alcun effetto, anche alla luce della recente ricerca proposta da Domenico Rongai del Cra – Centro di ricerca per la patologia vegetale.

Studiando l’effetto di un biostimolante contro il cicloconio dell’olivo a base di una farina di Brassica carinata (ISCI7) e olio vegetale, il ricercatore ha valutato l’effetto biostimolante osservando le infiorescenze e conteggiando le mignole ed i frutti ottenuti. Oltre a ridurre l’incidenza dell’occhio di pavone, nelle piante trattate col formulato, il numero delle mignole e quello dei frutti è stato significativamente più alto rispetto al non trattato. L’effetto biostimolante è altresì evidenziato dai dati dell’attività enzimatica.

Le piante trattate col formulato hanno fatto registrare valori della perossidazione lipidica (MAD) e della POX significativamente superiori rispetto al controllo non trattato. Se, quindi, è necessario tenere conto dell’azione benefica dei biostimolanti sulla fioritura, occorre riconoscere che, in virtù della variegata e differenziata offerta di formulati in commercio, risulta impossibile fornire indicazioni operative.

Infatti non occorre solo distinguere i prodotti sulla base della concentrazione dei principi attivi ma della composizione e della materia prima utilizzata e quindi della tipologia e quantità di aminoacidi soprattutto che possono avere la funzione biostimolante.

(fonte TN)