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Chiariamo subito una cosa, anzi due.
Non è vero
 che la Russia ha vietato (per ora) l’esportazione di concimi come ritorsione, continuano le esportazioni di urea verso i Paesi che ricevono navi battenti bandiera Russa. Relativamente al nitrato ammonico, ben prima dell’inizio delle ostilità, la Russia aveva stabilito quote per l’esportazione nel periodo dicembre-maggio ma solo per favorire i consumi interni. Ad essere precisi, è casomai vero il contrario, da molti mesi gli Usa hanno imposto un dazio ai concimi fosfatici provenienti dalla Russia che arriva persino al 47%. Relativamente all’Unione Europea, le importazioni dalla Russia sono state sempre penalizzate con un dazio del 6,5% rispetto ad altri Paesi produttori che non hanno dazi.

Non è vero che l’Italia dipende dalle importazioni dai paesi oggi in guerra, ad esempio riferendoci all’urea sbarcata nel 2021, dalla Russia sono arrivate poco più di 1.000 tonnellate e persino le circa 125mila tonnellate provenienti dall’Ucraina incidono per circa il 12% sulle importazioni totali italiane. La vera parte del leone la fa il Nord Africa (Egitto, Algeria e Libia) che detiene circa i due terzi dell’import nazionale d’urea.
Ci sembrava doverosa la precisazione, accompagnata da dati oggettivi e facilmente verificabili, perché ultimamente erano state diffuse informazioni non proprio esatte.

Il conflitto, invece, condiziona il mercato dei concimi, in particolare quello dell’azoto sia perché incide direttamente sul rapporto Domanda&Offerta sia per le ricadute sul costo dell’energia.

La minore disponibilità di merce da Russia ed Ucraina, a livello mondiale orienta il mercato verso altri paesi produttori e, di conseguenza, l’equilibrio si sposta tutto a favore dell’offerta: in pochi giorni il costo dell’urea granulare egiziana è passato da meno di 600 a quasi 1.100 dollari/tonnellata se, a questo, aggiungiamo che l’euro ha perso il 4% nei confronti del dollaro Usa, le ricadute in Europa sono ancor più pesanti.
Il nervosismo sui mercati energetici era già molto alto prima dell’inizio delle ostilità il grafico qui sotto mostra il prezzo dei futures del gas naturale europeo da inizio 2022.

 

La linea in basso (intorno i 23 dollari) mostra il prezzo medio fino al 24 febbraio, le tre frecce evidenziano momenti diversi della crisi con i conseguenti valori del future. L’andamento delle curve evidenzia anche l’estrema volatilità del mercato le cui ricadute le vediamo tutti i giorni quando andiamo dal distributore di carburanti.
C’è una relazione diretta tra costo del gas e costi di produzione dei concimi azotati.

Verso la fine del 2021, quando il prezzo superò, per la prima volta nella storia, i 40 dollari/Mmbtu, diversi impianti europei di produttori di concimi azotati furono costretti a fermare l’attività e lo stesso sta accadendo in questi giorni. Impossibile fare i conti in tasca ai produttori, sappiamo solo che già con un costo di 40 dollari del gas, l’urea dovrebbe venire a costare ben oltre i 1.000 dollari/tonnellata.

A questo punto, con la situazione ormai fuori controllo, per quanti non hanno seguito i nostri consigli di fine anno, non ci sono tante alternative. La corsa all’acquisto può aver senso solo se parte dalla base, la scelta di comprare a qualsiasi prezzo va lasciata in mano all’imprenditore agricolo. L’approccio può sembrare molto cinico ma, viste le cifre in ballo, si deve ragionare come se si trattasse di speculazioni in borsa.
Un commerciante che compra tre camion di urea investe come per l’acquisto di un monolocale e non va sottovalutato il rischio che se resta invenduto anche solo mezzo di quei camion, si azzera il guadagno dei restanti.

Questo è il momento in cui gli agricoltori decideranno se orientare le loro scelte verso colture che richiedono poco o niente azoto, se abbandonare mais e riso a favore di soia, pioppo o girasole. L’azoto si trova anche in concimi che, per ora, non hanno visto aumenti prezzo del 50% in poche settimane, ci sono alternative chimiche (come il 18/46) ma anche concimi organici ed organo minerali, per quanto anch’essi ormai difficili da trovare.

La primavera 2022 sarà epocale in termini di nutrizione delle piante e anche la politica potrebbe dare una mano se, assieme ai cittadini, si turasse il naso e si allentassero le maglie che oggi disciplinano l’impiego di reflui zootecnici, di digestati, di fanghi da depurazione, ovviamente tutti rispondenti alle norme.

Gli agricoltori dovranno rispolverare concetti come quelli della convenienza all’uso di un mezzo tecnico (non parliamo solo dei concimi) fino a che il costo marginale eguaglia la produzione marginale; se è vero che gli ausili alla produzione costano di più, è altrettanto vero che sta aumentando anche il prezzo delle produzioni agricole.

La situazione è difficile ma non impossibile da gestire, occorreranno oculatezza e conoscenza; per la prima non possiamo fare nulla, in merito all’informazione abbiamo fatto il possibile e buona parte degli articoli della rubrica, hanno suggerito acquisti anticipati prima ancora che l’Europa precipitasse in questa assurda guerra.

 

Fonte: SILC Fertilizzanti